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When The Clouds è la sorpresa di questa settimana. Ascolterò e riascolterò il suo disco a prescindere dalla recensione, lo metterò tra i preferiti, in quella categoria taggata elettronica in cui ci sono, si parva licet, Lali Puna, Moby, Mùm, ISAN. The Longed-For Season è un ep tutto sommato ricco – siamo sui trenta minuti – un concentrato di suoni intensi e familiari, rotondi e morbidi come un grassetto, eppure ruvido e pungente come il fiore in copertina. C’è molto, ci sono immagini e lomografie, in un repertorio di tonalità che spazia fino a toccare i margini del postrock (Mogwai), costruendo, così, quadri disarmanti per profondità e intenzione. I brani sono posati, riflessivi, ma senza correre il rischio, neppure per un attimo, di apparire pesanti. Ma quello che sorprende è che queste atmosfere, così stranianti e, in qualche modo, fredde, vengano da Salerno che – senza cadere ovviamente nel cliché dei meridionalismi – non è propriamente una città che, personalmente, richiama i paesaggi sonori presenti nel disco. Ed è proprio vero che oggi non esistono più – o esistono poco, di meno – gli ambienti reali come contesto decisivo nella produzione di qualcosa, dal momento che non è necessario vivere in Islanda per avere – ed è il caso di When The Clouds – gran parte delle suggestioni dei Mùm, per esempio. Tecnicamente, poi, la scelta dei timbri è davvero impeccabile – a parte, forse, degli archi un po’ troppo epici nel primo pezzo – con del noise che accoglie e cuce armoniche, bits, glockenspiel, synth e tanto, tanto altro. Su sei pezzi, inutile fare delle citazioni; diciamo che Rise On è quella che mi piace di più, e via. When The Clouds è il moniker di Francesco Galano e The Longed-For Season è il suo ep di debutto. Applausi.
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